LA PROTEINA p53 MUTA IN ALMENO IL 70% DEI TUMORI



I principali risultati presentati a conclusione dei lavori organizzati dall’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena che ha riunito per la prima volta a Roma i massimi esperti dei più importanti centri di ricerca biomedica, sono di particolare interesse. La p53 umana è una proteina composta da 393 amminoacidi in cui possono essere distinte tre regioni che hanno funzioni diverse: una che attiva ulteriori fattori di trascrizione; una centrale che si lega al DNA genomico e una responsabile del legame con altre tre molecole di p53. La funzione di primaria importanza svolta dalla proteina p53 è il mantenimento dell’integrità genomica, ma se mutata attiva anche altri meccanismi che vanno dalla resistenza ai trattamenti chemioterapici, all’instabilità genomica fino all’aumento delle metastasi. La proteina p53 –Wild Type (non mutata) - può arrestare la crescita cellulare non solo in seguito al danno al DNA, ma anche quando si instaurano dei processi proliferativi aberranti sopprimendo la crescita dei tumori e spingendo verso la morte cellulare le cellule che si duplicano in modo anomalo.
Primo dato tra tutti è che si è osservato attraverso lo studio sull’intera sequenza della proteina che p53 è mutata in almeno il 70% dei tumori e non solo nel 50% come era ritenuto fino a poco tempo addietro. Nei tumori dell’ovaio si riscontra addirittura nel 100% dei casi come annunciato nella lettura magistrale conclusiva dal Prof. Arnold Levine, scopritore nel 1979 della proteina p53. Nella restante parte dei tumori si sviluppano invece meccanismi indiretti di blocco della funzione di p53, che possono variare nei diversi tipi di tumore e contribuire sia alla progressione tumorale che alla resistenza alle cure. Tale dato apre nuove prospettive di studio e terapeutiche della p53 mutata all’interno della cellula tumorale.
I ricercatori del Karolinska Institute di Stoccolma hanno illustrato recenti test clinici in corso sull’uomo riguardanti due molecole, PRIMA-1 specifica per il trattamento di tumori del sangue e RITA, piccole molecole che possono interagire direttamente con p53 mutata al fine di cambiare la conformazione della proteina e quindi ristabilire le sue funzioni oncosoppresive.
Il ruolo fondamentale della proteina p53 mutata nella formazione e propagazione delle metastasi si è dimostrato attraverso l’uso di specifici modelli murini che rispecchiano varie tipologie di tumori umani. Le metastasi che si originano dai tumori con p53 mutata sono molto più aggressive e meno responsive a trattamenti terapeutici. La proteina p53 mutata favorisce inoltre lo sviluppo delle cellule staminali tumorali da cui successivamente si sviluppano i tumori ed ha quindi un ruolo peculiare anche nei primi stadi dell’insorgenza tumorale.
Si è osservato inoltre che le cellule tumorali con p53 mutata controllano l’ambiente extracellulare attraverso il rilascio di elementi che favoriscono la propagazione del tumore e infine che i processi infiammatori che favoriscono lo sviluppo di tumori sono potenziati dalla presenza di p53 mutata.
I principali gruppi di ricerca italiani che studiano p53 sono tutti finanziati da AIRC. Gli esperti si riuniranno tra due anni in Canada per sottolineare i progressi ed i risultati che emergeranno dalle varie ricerche in corso.
da: www.sanitanews.it